Approfondimento - I fattori socioculturali e politici nella fotosintesi artificiale

I fattori socioculturali e politici

Si spera che l'aumento dell'efficienza della conversione della luce in combustibili porti al paradigma di una società sostenibile, equa, sicura e stabile, nella quale sia i produttori che i consumatori guadagnino con la nuova tecnologia proposta. Le scienze sociali dovrebbero dunque sviluppare un atteggiamento socio-tecnologico nei confronti della ricerca scientifica.

Un altro problema da risolvere è il potere delle lobby petrolifere e dell'industria automobilistica, le quali difendono con forza uno status quo ancorato all'attuale sistema dei combustibili fossili. Si presentano allora una serie di questioni etico-legali: è opportuno finanziare con soldi pubblici l'entrata di nuovi operatori tecnologici privati nel mercato dell'energia? In che modo dovremmo finanziarli affinché le tecnologie di fotosintesi artificiale diventino competitive? In quale modo è possibile garantire che le tecnologie sviluppate vengano considerate una fonte di energia sostenibile di proprietà di tutti gli europei? Gli studenti e giovani laureati di oggi hanno migliori possibilità salariali nell'industria della prospezione petrolifera che nei laboratori di ricerca scientifica, ricerca che rimane di fondamentale importanza per ottenere, in tempi ragionevolmente brevi, i risultati che il Pianeta non  può continuare ad aspettare. Come evitare la fuga di cervelli dal settore scientifico verso attività “tradizionali” meglio remunerate? Come rendere compatibile l'alto rischio d'insuccesso della ricerca scientifica pura con la necessità di ritorno economico in breve tempo dell'imprenditore privato?

La situazione internazionale
La Germania è il Paese che destina più denaro alla ricerca energetica, assieme agli Usa e al Giappone. In Francia la ricerca si è focalizzata soprattutto sui sistemi di produzione di idrogeno solare. In Finlandia i principali investimenti riguardano il settore delle bioenergie. In Svezia, c’è uno dei centri scientifici attivi da più tempo, pioniero in materia di biocombustibili solari. In Ungheria la ricerca sulla fotoossidazione dell'acqua per produrre idrogeno da più di 20 anni è fortemente appoggiata. In Olanda un’importante parte del suo Pil annualmente viene destinata alla ricerca e sviluppo delle energie rinnovabili. Nel Regno Unito la politica è invece un po' ambigua: da una parte il Governo favorisce il protrarsi dell'economia del petrolio incentivando il fracking, dall'altro canto la legislazione inglese tenta di favorire i consorzi di ricerca fra imprese e università, ma soffre di fuga di talenti e di capitali verso gli Usa ed il Canada, dove sia i ricercatori che le imprese trovano condizioni economiche più favorevoli. Italia e in Spagna, pur essendo i Paesi europei con il più elevato irraggiamento solare annuo, e quindi con maggiore potenziale, non vengono menzionate nello studio della Esf.

L'importanza dell’agro energia, basata sulla fotosintesi artificiale, è stata ribadita alla Ue da una commissione di esperti nel rapporto recante indicazioni e priorità nella ricerca sulle tecnologie emergenti. Il rapporto, intitolato "Forward Looking Workshop on Materials for Emerging Energy Technologies" (Seminario prospettivo sulla  sui materiali e sulle tecnologie energetiche emergenti) è di consultazione pubblica e accessibile a questo link.

Conclusioni
Siamo ancora distanti da uno scenario nel quale le coltivazioni energetiche tradizionali (canna e barbabietola da zucchero, sorgo zuccherino, mais e pioppo da biomassa) verranno sostituite con delle “piante” artificiali, le quali convertiranno la luce del sole in combustibili ecocompatibili. Con le necessarie tecnologie già esistenti a livello di laboratorio,  questo scenario diventa sempre meno fantascientifico e più probabile.


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